Nel secondo appuntamento della nuova serie di Che ci faccio qui, continua il viaggio di Domenico Iannacone lungo le traiettorie misteriose e sorprendenti della mente. Un racconto che si muove tra fragilità e possibilità, tra memorie che si spengono e memorie che si risvegliano. Carlo Di Bartolomeo, è un ragazzo autistico dalla mente sorprendente. Conosce testi, date, eventi, nomi, frammenti del mondo che conserva e richiama con una lucidità rara. Il suo universo, all’apparenza chiuso e distante, si apre in silenzio, rivelando una geografia interiore fatta di rigore, emozione e profondità. Un incontro che sovverte le attese, scompone le certezze, e ridisegna i confini di ciò che definiamo disabilità. Al Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma, la “Cave Multisensoriale” diretta dal Prof. Luca Padua, è molto più di una stanza: è un luogo dove la memoria viene delicatamente chiamata a tornare. Attraverso immagini proiettate, suoni e vibrazioni si costruisce un linguaggio alternativo capace di parlare a chi, dopo un ictus, un infarto, un trauma, ha perso il contatto con sé. Come Matteo Moreschini, giovane rimasto in coma per quasi un mese dopo un grave incidente stradale: grazie a questa terapia, ha iniziato un sorprendente processo di riappropriazione della memoria, riaccendendo i suoi ricordi e ricucendo il filo interrotto della propria esistenza. Non è mai troppo tardi per la mente. Michele Carmosino, 76 anni, originario della provincia di Isernia, sta portando avanti un percorso di studi straordinario: ha conseguito ben 10 lauree ed ora si appresta a concludere le ultime due in Studi Storici Artistici presso l’Università La Sapienza di Roma. Quest’uomo è un esempio di come la curiosità e l’amore per la conoscenza possano alimentare la voglia di apprendere in ogni fase della vita. Tre storie, tre traiettorie diverse, che raccontano la mente non solo come facoltà biologica, ma come spazio di resistenza, di crescita e di rinascita.