“Visto da vicino, nessuno è normale”, canta Caetano Veloso in una surreale canzone d’amore, perché - prende per mano e porta proprio lì, la canzone, definendone il concetto - ognuno a modo suo, è straordinario. Il punto di partenza per parlare del docu-film di Paolo Ruffini e Francesco Pacini - che, chiedendolo a se stesso, prova a chiederci cosa sia la normalità - potrebbe essere proprio questo: cosa, chi, come si fa a definire la normalità? Le vicende di una compagnia di attori affetti dalla sindrome di Down possono sicuramente dare un contributo importante, a tratti significativo anche nello sconfinamento della quotidianità che muove e commuove, per implementare le risposte di una ricerca che pare destinata a non concludersi. Gli avvenimenti che ruotano intorno ai sei attori, che tentano di inseguire il sogno di solcare i palchi di tutta Italia, sono dapprima un tassello che si incastona nel puzzle della quotidianità e diventano poi uno spaccato di umanità e di vita: abbattere le differenze mentali e normalizzare la corsa a ostacoli contro i pregiudizi è il migliore degli interventi per lasciare che chiunque - primi noi - possa vivere la vita che riesce, vuole e insegue. Di davvero anomalo, a conti fatti, c'è solo una straordinaria forza di vivere che diventa, estrapolata da qualunque altro discorso, essa stessa il motivo per conferire dignità a cotale a-normalità.